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LARRY FLINT: OLTRE LA SCANDALO
(THE PEOPLE VS. LARRY FLYNT)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 2 marzo 1997
 
di Milos Forman, con Woody Harrelson, Courtney Love (Stati Uniti, 1996)
 
L'autore di AMADEUS segue la costante che ha segnato tutta la sua opera di esule cecoslovacco. Otto anni dopo essersi investito nella nobiltà fannullona delle RELAZIONI PERICOLOSE di Choderlos de Laclos affronta ancora quell'innocenza, a metà strada fra purezza ed illusione, che ha fatto tutta la simpatia dei protagonisti di TAKING OFF, IL VOLO SUL NIDO DEL CUCULO o HAIR; e, naturalmente, del divino Wolfgang. Salvo che, questa volta, il suo compito è assai più arduo: poiché si tratta di convincerci che Larry Flynt faccia parte di costoro.

Il gusto della provocazione di un produttore come Oliver Stone aveva fatto bene i suoi calcoli: portare sullo schermo la versione da incubo del Sogno Americano- come lo ha definita "People"-, la carriera di Larry Flynt. Povero in canna alla nascita, proprietario di un miserabile locale di spogliarello, editore infine. Di "Hustler" (letteralmente: armeggione, intrigante; ma pure prostituto): antitesi di quel "Playboy" accusato di contrabbandare donnine patinate nell'alibi dei suoi articoli pseudo-intellettuali. "Hustler", che lo fa celebre e milionario non tanto per la sua ovvietà pornografica; quanto per essere riuscito a pubblicare le fotografie di Jackie Onassis "first pussy". Il sesso dell'ex-presidentessa, insomma, ripreso in integrale sull'isola di Skorpios. "Hustler" che non piace ovviamente all'America ipocrita e moralista, che vale al suo editore l'ira dei predicatori e l'interesse ambiguo delle predicatrici (la sorella del presidente Carter, in una delle parti a dire il vero più confuse del film...); oltre che le pallottole del solito fanatico, regolarmente ignoto, la paralisi e l'impotenza.

Ma se Larry Flint era probabilmente anche peggio di un furbo pornografo (non disdegnò l'antisemitismo ed il revisionismo delle camere a gas; rinunciò a malincuore alla rappresentazione pedofila), ciò non gli impedì di farsi paladino del primo emendamento della Costituzione, quello che assicura ad ogni cittadino americano la libertà di espressione. "Se proteggono uno schifo come me, proteggeranno pure voi", dice Flynt: alla folla che lo attende all'uscita del tribunale; ed è un po' la chiave del film. Non tanto delle sue ambiguità, poiché di un film sull'ambiguità si tratta: ma delle sue incertezze.

LARRY FLYNT (recentissimo vincitore dell'Orso d'Oro al Festival di Berlino) non è un film sulla pornografia, sulla provocazione; ma sulla Corte Suprema e le sue decisioni, dichiara l'autore. Citando una frase di George Orwell che, in effetti, contiene mirabilmente ciò che il film avrebbe potuto essere: "se la libertà significa qualcosa, essa deve servire a dire ciò che la gente non vuol sentirsi dire". I pensieri sgradevoli non muoiono mai, a dispetto degli sforzi che la società compie per sopprimerli. E gli sforzi della democrazia ("ho vissuto abbastanza a lungo in un paese dominato dalla censura" -dice ancora Forman- "per sapere come questa provoca due cose, la noia e la crudeltà. Impedire ad un uomo di parlare liberamente significa spalancare le porte alla crudeltà che questo individuo contiene") devono tendere alla salvaguardia del maggior numero di libertà. Negate, condurranno alla negazione di altre, insopprimibili libertà.

Splendide intenzioni. Che sono da un lato pongono Milos Forman nelle condizioni di riprendere le situazioni che gli sono care da sempre (il conflitto fra due esseri, fra l'individuo e la repressione delle istituzioni: Jack Nicholson e l'infermiera de IL NIDO DEL CUCULO, Coalhouse Walker e gli aggressori di RAGTIME, Mozart e Salieri in AMADEUS, Valmont e Madame Merteuil in RELAZIONI PERICOLOSE), dall'altro lo cacciano in un vicolo cieco. Poiché quello che gli aveva permesso - per illustrare ila grandezza di Mozart - di illustrare il suo contrario, il lato più umano, quasi triviale e scatologico del genio di Salisburgo, qui dovrebbe funzionare alla rovescia: mostrare di Larry Flynt le sue contraddizioni, i suoi lati migliori. Per relativizzarne le manipolazione da faccendiere: paladino forse di ogni libertà, ma soprattutto preoccupato di poter continuare a vendere il suo giornalaccio.

Ed ecco allora Forman costretto all'impossibile: accostare il meglio del personaggio (ad esempio la sua pura storia d'amore con la sfortunata Althea Leasure, interpretata come in un drammatico psicodramma da un personaggio come Courtney Love, mito bisessuale e drogato del mondo del rock) al suo (eventualmente presunto) lato peggiore. Ma con l'obbligo - estetico - di accentuare proprio quest'ultimo: poiché tanto più impressionante sarà il lato diabolico, tanto più clamorosa ed illuminata risulterà la decisione libertaria della Giustizia.

Ma come fare, in un'area cinematografica come quella americana, che condanna al fallimento una pellicola che non ottenga di poter circolare in tutte le sale, comprese quelle frequentate dai giovani? Film contro ogni censura, LARRY FLYNT muore cosi paradossalmente di autocensura. Ed il suo fallimento (al di là dei suoi meriti di ricostruzione storica sapiente, di accuratezza scenografica, di mestiere d'indubbia dignità) è tutto racchiuso in una sequenza: che avrebbe dovuto rappresentare l'inizio di una dialettica rivelatrice.

È la scena che rappresenta Flynt con una modella nuda, nei primi tempi della sua carriera pornografica. Il fotografo cerca l'effetto "flou": quello che si avvale di una luce vellutata e di un filtro cosiddetto artistico per ottenere un effetto mitigato. Ma l'editore sa benissimo che la battaglia con Playboy la vincerà soltanto mostrando un primo piano del sesso della ragazza. Obbliga allora la ragazza ad allargare le gambe; ed il fotografo ad avvicinarsi al vero soggetto. Solo che Forman non può seguirlo, pena l'ostracismo commerciale al proprio film. Si pone allora nell'ottica del fotografo, ma velando la pellicola: evita la sfida, sfuoca il centro d'attrazione. Quello stesso che Flynt aveva invece deciso di mostrare. E la Corte Suprema, in definitiva, di accettare.

Ennesimo esempio di come sia nello sguardo, e nella qualità di questo sguardo, il segreto di ogni discorso cinematografico. E di come ne sia stato vittima - più che un furbastro come Larry Flynt- un cineasta tra i più onesti come Milos Forman.


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